Vivere un Anno all’Estero (a 17 Anni senza la Famiglia)

Era il novembre del 1988, avevo 16 anni, frequentavo il Liceo scientifico e la Sclerosi Multipla non si era ancora ufficialmente dichiarata.

D’accordo con i miei genitori, presentai domanda per partecipare al concorso INTERCULTURA che permetteva di vivere e studiare un anno all’estero.

Superati i diversi livelli di selezione, a fine febbraio 1989 mi viene comunicato di essere stata accettata. Ricevo poi i dati relativi alla famiglia che mi ospiterà a titolo di volontariato.

Abiterò in Canada vicino Toronto per un anno e frequenterò il liceo locale.

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La mia casa canadese.

Mi metto subito in contatto con la famiglia per cominciare a conoscerci.

Sono in tre: Mamma, Papà e figlia, mia coetanea.

Ero felice, il problema degli occhi era ormai stato superato. Mai e poi mai avrei potuto immaginare che la mia vita sarebbe poi stata vissuta su una sedia a rotelle.

In Canada avrei solo dovuto fare dei periodici controlli oculistici e la famiglia nuova si impegna ad aiutarmi.

Sono pronta! Si parte.

Raccolgo in un bagaglio, che non deve superare un tot di chili, tutto quello che mi può servire in un anno. Imparo quindi a ridurre le cose all’essenziale.

Devo decidere: Cosa è per me veramente importante?

Inizia così un anno tutto speciale: famiglia nuova, scuola nuova, compagni nuovi.

Parto ad agosto. Tornerò nel luglio dell’anno successivo, ossia nel 1990.

Ovviamente lingua nuova, ma anche nuove usanze, nuove abitudini culinarie ed altro ancora.

Vita in Canada

Conoscevo un po’ l’inglese, ma gli inizi sono stati ugualmente duri. Potevo leggere e parlare un po’, ma capire….Mamma mia! Le lezioni erano in inglese, le interrogazioni pure, i compiti scritti erano la cosa più facile. Ero immersa in un ambiente dove tutto, sempre, con chiunque, andava fatto in inglese.

Poco per volta ho familiarizzato con i compagni, qualche festa con loro, tutti volevano informazioni sull’Italia, sul perché ero li, come avevo fatto ad arrivarci.

Sono stati proprio i compagni che mi hanno molto aiutato ad inserirmi in un ambiente che più ignoto di così non sarebbe potuto essere.

Ovviamente era diverso anche il mangiare. Alcune cose secondo me buone, ma altre erano proprio lontane dai miei gusti. Ma questa era una cosa che non mi preoccupava. Anche in Italia avevo gusti non sempre uguali a quelli degli altri.

Ma era sempre e comunque tutto molto interessante, tutto bello per me, forse anche perché apprezzavo la novità, perché venivano soddisfatte tante mie curiosità. Il confronto con gli altri, con situazioni svariate mi ha aiutato anche a meglio conoscere me stessa ed il motivo per cui in Italia alcune cose si fanno in un certo modo e non in un altro.

Ci sono usi, costumi che riflettono tutto un passato che non è possibile dimenticare. Il tutto è dentro di noi. Ed a questo passato è poi legato il nostro presente, e quindi il futuro. Mi sono resa conto che non c’è nulla che sia indipendente da ciò che in passato è stato vissuto direttamente, o a volte anche indirettamente, perché assorbito con la cultura del Paese che ci ha dato i natali.

Natale in Canada

Ho trascorso in Canada (brrrr che freddo!) il mio primo Natale lontano dalla mia famiglia italiana.

Là non c’era casa, negozio, strada, centro commerciale che non fosse super decorato, super illuminato, super…tutto.

Luci, colori, Babbi Natale dappertutto, alberi allestiti in tutte le strade della città.

In casa ogni vano (non solo il soggiorno o eventualmente altri ambienti più…vissuti) diceva chiaramente che il periodo natalizio era imminente. Bambini e ragazzi in giro per i quartieri rallegravano le persone con canti natalizi.

Nessun presepe, però. Da nessuna parte. E’ una tradizione peculiarmente italiana, che, come tutti sappiamo, risale a San Francesco d’Assisi.

A scuola dopo i primi tre mesi, strano a dirsi (ma anche a viverlo), capivo praticamente tutto. E’ come se un bel giorno fosse caduto un velo e nel mio cervello fosse ormai divenuto tutto chiaro.

Avevo incamerato tante cose che ora mi si rivelavano tutte assieme. Addirittura anche i miei sogni parlavano inglese.

L’anno è passato in fretta: la scuola, i compiti, le partite di basketball e baseball a tifare per la squadra della scuola, le feste di compleanno, le gite con la famiglia e con i compagni, i giri nelle mall (centri commerciali enormi) con gli amici, il pattinaggio sul ghiaccio.

Sarei rimasta volentieri ancora un po’, ma bisognava tornare alla vita italiana.

É stato molto difficile lasciare la mia famiglia canadese, cui mi ero veramente legata, i miei amici, il tipo di vita nuova che mi ero creata, e nel contempo ero felice di rivedere i miei, gli amici italiani.

Strano come si possano vivere sentimenti così contrastanti!

L’anno in Canada mi ha fatto crescere, mi ha insegnato a valorizzare le differenze, considerandole un arricchimento, solo perché mi hanno aiutato ad analizzarne i perché e non a vederle come un ostacolo.

Non importa se sei cattolico o protestante, se sei bianco o nero, se sei bello o meno bello, se hai idee politiche diverse o altro.

Non c’è che il dialogo che aiuta a capire ed a capirsi.

E ho anche capito che questo ultimo concetto non si può insegnare a tavolino, ma lo si trasmette. E’ la vita che giorno dopo giorno te lo dimostra.

Sai, il mio anno in Canada rimane sempre fra i più bei ricordi della mia vita prima che nella mia vita irrompesse la sclerosi multipla.

-Gin

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13 Responses

  1. Michela says:

    Ciao…Come mi ricorda la.mia esperienza in Australia, ma à natale faceva caldissimo!!!!! Fino à 40°!
    E oggi dopo tanti anni che mi sembrano pochi mi trovo di nuovo à fare natale al caldo, in un altro continente ancora: l’Africa. E cerco di transmettre ai miei 3 bimbi le emozioni vissute in quel lontano…….

  2. silvia says:

    Ciao, non ho avuto la fortuna di partire con Intercultura, ma ho il Canada nel cuore. La prima volta che sono andata a trovare Gianni “il cugino americano” era il 1979 ed avevo 19 anni.

    I miei genitori erano venuti ad aspettarmi a Torino e all’uscita dal mio esame di maturità, mi hanno portato il biglietto aereo per il Canada. L’aeroporto di destinazione era sbagliato, non so come ma la destinazione era Montreal e non Toronto! Comunque una settimana dopo partivo e dovevo rimanere da Gianni e sua moglie Mary, un mese e mezzo….invece a due giorni dalla fine della mia vacanza è arrivata, come un fulmine, Lara la bambina che gli avevano dato in adozione. Lara aveva 6 giorni e ricordo Gianni che diceva “… non abbiamo nulla in casa ma è così piccola che la possiamo mettere a dormire in un cassetto.”..naturalmente scherzava…..ma su loro richiesta io sono stata da loro ancora un mese per aiutarli a riordinare la loro vita attorno a questo regalo inaspettato.

    Grazie Gin per avermi fatto ricordare questo bel momento della mia vita.

    • Gin says:

      Grazie a te per averlo condiviso.
      Di sicuro Lara è stato un dono, come tutti i bimbi del resto. Nei miei confronti i bambini sono stupendi. E sai perché? perché sono naturali, senza infingimenti o maschere. Se hanno una domanda, te la fanno e chiuso li. la mia nipotina è molto affettuosa, non perché pungolata dai “grandi”. si avvicina alla mia sedia, si guarda attorno e chiede alla persona più vicina di metterla a sedere sulle mie gambe. E poi parla…parla…parla. Si racconta.
      Arriva sempre a darmi un bacio prima di tornarsene via. magari “dimentica” la nonna, mai me.

      Lara adesso ha 26 anni! Auguri. Ciao!

  3. Sandra says:

    Ciao Gin…mi hai fatto tornare in mente la mia vacanza studio in Inghilterra. .avevo 18 anni…mannaggia sono passati quasi 30 anni. ..che bello che è stato! Sono partita con due amiche..loro erano decisamente più esperte. ..io…Non avevo mai viaggiato sola. .in aereo. ..è poi lì a loughborough quanti ragazzi di tutte le nazionalità. ..che allegria! Sì! Frequentavo le lezioni al mattino. .ma nei pomeriggi era festa. ..ho conosciuto tantissime persone. ..ho assaggiato i cibi più curiosi…la globalizzazione Non c’era ancora! !ah ah… è poi..in totale autonomia siamo state a Londra. ..siamo andate ad un concerto di phil Collins a Wembley. ..che emozioni! ! Mi mancava un po’ la mia famiglia. ..anche se ogni giorno era come un giro in giostra! Poi….mi sono presa la varicella. ..è quante chiamate a carico del destinatario per farmi consigliare dalla mia mamma… ero grande e piccola. …e quando sono tornata con tanti ricordi..col viso pieno dei segni della varicella. …e.beh sì. …ero contentissima. .mille cose e esperienze da raccontare. .allora e oggi. ..ciao Gin..notte. s

    • Gin says:

      ciao.
      emozioni e gioie vissute anche da me allora. la sensazione di sentirsi padroni del mondo perché viaggi da sola (o quasi), senza i genitori, responsabile di te stessa con tutto il mondo davanti. E poi io sono stata via tutto un anno, con tutto quello che un anno intero comporta nella vita personale e familiare. E alla fine, ti ritrovi improvvisamente “grande”, capace di prendere le tue decisioni e di affrontarne le conseguenze.
      Bellissimo il mio Canada!

  4. Nino Caridi says:

    Non sono mai stato in Canadà. Tanti anni fa una mia zia si è sposata e trasferita in Canadà. Io allora avevo appena iniziato la scuola elementare e mio padre mi obbligava a tenere i contatti con questa zia lontana. Nella sua prima lettera di risposta, la zia mi inviò un dollaro canadese! Forse per questo poi nella mia vita ho sempre viaggiato.
    Il mio primo viaggio all’estero, come studente, l’ho fatto fatto in Olanda, dove ho preparato la mia tesi di laurea, quindi un pò più grandicello di te. Ma a quei tempi, anche da giovanotti, eravamo meno informati ed attrezzati per affrontare l’estero. Negli anni poi ho visitato per lavoro tanti paesi, e sopratutto ho conosciuto persone e situazioni interessanti.
    Ancora oggi dopo tanti anni sono in contatto con queste “business relationships” (tu sicuramente capirai l’inglese) e di tanto in tanto vado a trovarli. Capisco, perciò, il tuo affetto per questi amici lontani e la nostalgia a non poterli andare a trovare. La tecnologia oggi facilita i contatti e ci permette di comunicare con loro molto più facilmente di una volta. Il pensiero però mi ha sempre portato a viaggiare lontano sin da quando ero piccolo e questo mi permette ancora di rivivere situazioni e momenti felici del passato e crogiolarmi nei miei ricordi.
    Ciao Nino

    • Gin says:

      Ciao Nino,
      si io continuo ad avere splendidi ricordi del Canada, delle sue foreste, dei suoi colori, della sua vastità, delle persone. Ne ho conosciute di meravigliose e ancora adesso sono in contatto con molte di loro. Hai ragione, la tecnologia ci aiuta e per me è diventata molto importante.
      Vivevo vicino a Toronto, e la sua CN Tower mi affascinava veramente.
      Viaggiare mi è proprio sempre piaciuto!
      Ciao. alla prossima

  5. Anonymous says:

    ciao Gin,
    anch’io ho vissuto un’esperienza per molti aspetti simile alla tua in Canada.
    Avevo 19 anni e, terminato il Liceo, avevo vinto una borsa di studio al Collegio Ghislieri per frequrntare Ingeneria a Pavia. Quindi ho lasciato la famiglia e vivevo in Collegio con altri 120 studenti di varie facoltà di età dai 18 ai 25 anni. Ci sono stato solo due anni, poi ho completato gli studi al Politecnico di Torino, ma sono stati i due anni più formativi della mia vita, non tanto per gli studi, ma per il confronto di idee con tanti giovani che avevano più o meno la mia età. Queste esperienze, da giovani e lontani dalla famiglia, lasciano il segno ed ho percepito che anche per te è stata la stessa cosa .
    Così abbiamo conservato ricordi incancellabili che ci tornato spesso in mente aiutati, come dice un mio amico, “da quella nostalgica percezione del tempo, così lungo e così breve della nostra vita”.
    Gin, un caro saluto
    Lino

    • Gin says:

      Ciao. Di sicuro è stata per entrambi una esperienza unica. Io ne ho ricordi vividi dopo cosi tanti anni. E, pensa un po’, proprio ieri mi hanno cercato via skype, i membri della mia famiglia canadese. E’ stata una bellissima mezzora, trascorsa facendo affiorare ricordi bellissimi per tutti noi. Ricordi magari sopiti, emersi poi semplicemente al vederli.
      Di sicuro ho imparato tanto quell’anno, e certamente anche tu. Quella esperienza mi ha insegnato a venire incontro alle persone, senza impormi, ma condividendo impressioni e pensieri.

  6. Isa says:

    Ciao Gin, le mie esperienze interculturali le ho vissute attraverso i miei figli e i figli che ho ospitato. Recentemente sono stata in Canada a trovare uno dei miei figli e quello che mi ha colpito di più è la cordialità e il rispetto fra le persone, ho fatto molti km con l’auto e ogni volta che c’erano lavori lungo la strada puntualmente si salutavano e ringraziavano le persone che lavoravano.

    • Gin says:

      Anche i viaggi “indiretti” sono viaggi. Si impara sempre qualcosa sulla gente, sul loro modo di essere in un certo modo piuttosto che in un altro. Grazie per la tua “visita”

  7. Silvia says:

    Cara Gin, il tuo racconto alimenta la mia voglia di scoprire il Canada. Mia madre mi diceva spesso che era il paese che più l’aveva affascinata tra quelli (tanti) visitati. Nonostante la sm sei riuscita non solo a visitarlo da turista ma a viverlo appieno e a poter trasmettere agli altri le tue emozioni. Penserò molto seriamente al canada come ad una possibilità per i miei figli..grazie per lo stimolo!

    • Gin says:

      Ciao! Grazie per essere venuta anche tu a trovarmi. Per me sei stata sempre “la Draghi” quando si parlava con Cris. Non ricordo neanche più se e quando ci siamo incontrate ma è bellissimo ritrovarti qua, adesso. Mi fa piacere trovare qualcun altro che condivida la mia scelta sul Canada. Io ci sono stata molto molto bene, per tutto l’anno. Ottima idea da suggerire ai tuoi figli. Le province canadesi sono tante, anche una francese. Fossi stata là, oggi avrei un buon francese, invece zoppico un po’. Ma ho l’inglese! Tutto non si può avere.
      Ciao. Alla prossima, spero.

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