Volli, Sempre Volli, Fortissimamente Volli

[dropcap]V[/dropcap]”Volli, sempre volli, fortissimamente volli”: sono le parole di Vittorio Alfieri, poeta italiano del diciottesimo secolo  (reminiscenze di letteratura italiana).

Tanti altri, pur senza dirlo, hanno messo in pratica queste parole. Sto pensando in questo momento a personaggi delle ultime Paralimpiadi del 2016 a Rio, in Brasile.

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Oney Tapia

Vedere un Oney Tapia, non vedente (oggi ballerino  in TV su RAI Uno), lanciare il disco e vincere la medaglia d’argento;  oppure  una Giusy Versace, priva di gambe, correre in pista

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Giusy Versace

o ancora una Bebe Vio, priva di braccia, tirare di scherma (e vincere l’oro nel fioretto individuale) è stato veramente molto emozionante.

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Bebe Vio

Persone che non si sono mai arrese ad una evidentissima disabilità fisica, diventando protagoniste in discipline sportive in cui nessuno avrebbe mai pensato di vederle competere. Senza curarsi delle loro braccia o gambe artificiali, dei loro occhi bendati… solamente felici di gareggiare.

Ricorderai senz’altro Alex Zanardi, ex pilota di Formula Uno. Oggi, privo delle gambe a seguito di un disastroso incidente anni fa durante una gara, è Medaglia d’Oro 2016 nel settore Ciclismo. Sto leggendo in questi giorni un suo libro dal titolo “Volevo solo pedalare”.

Ne esce fuori l’immagine di un Campione e di un Uomo che a 50 anni non si ferma dinanzi a nessun ostacolo (in mancanza delle gambe, lui usa le braccia. E la sua bici va come il vento).

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Alex Zanardi

Esempi clamorosi per i quali vale quello che Oney Tapia ci ricorda: “Le grandi passioni non conoscono barriere”.

Volli, sempre volli, fortissimamente volli!

Si, bisogna innanzitutto accettarsi, e poi volere, e poi perseguire i sogni, che si hanno. Chiudersi in sé stessi rende solo la vita più difficile.

Ma perché si è disabili? Bella domanda! Qualcuno ha avuto un incidente, qualcuno lo è dalla nascita, qualcun altro (come me) si è ammalato e ne porta le tracce ben visibili nel corpo.

Ci sono tanti diversi tipi di disabilità. C’è la disabilità fisica, la disabilità mentale; ma c’è anche, secondo me, una terza forma quasi voluta, oserei dire; anche se mi sembra una cosa molto forte.

Gli “scontenti cronici”

Alcune forme di disabilità non si vedono ad occhio nudo, né è facile riconoscerle perché sono nascoste nell’animo delle persone. Penso a coloro che non si piacciono perché non corrispondono ai canoni estetici dettati dal momento storico in cui vivono per colpa (non mi sembra la parola giusta, ma non ne conosco un’altra da usare in questo caso) del colore dei capelli, della statura, del colore degli occhi, e cosi via.

I motivi possono essere infiniti. Io li definisco “scontenti cronici”.

Incapaci di trovare la forza di guardare a quello che di bello c’è in loro, pagano il tutto con una vita spesso infelice e solitaria.

Chiusura verso gli altri, che diventa un limite, un grosso limite: una forma di disabilità non visibile.

Non sono quindi limiti fisici (sempre evidenti); ma sempre limiti sono, costrizioni che non rendono la vita serena.

Immaginazione creativa

Recentemente ho letto in un libro del ruolo fondamentale che ha l’immaginazione nella nostra vita. In positivo ma anche in negativo.

Si parlava di un uomo che si era praticamente isolato perché naso e orecchie erano, secondo lui, troppo grandi e oggetto di derisione da parte degli altri. Un dottore cui i familiari, ormai disperati, avevano sottoposto il caso non ritenne l’uomo così diverso dalla media.

E non fu il bisturi a risolvere il problema, bensì una prolungata terapia psicologica. Così l’uomo “tornato normale” rientrò nella vita sociale.

Scherzi di una Immagine Creativa distruttiva.

Confucio ci ricorda cheLa vita è veramente semplice, ma facciamo del nostro meglio per renderla complicata”.

Come sempre avviene nella vita è sempre questione di punti di vista, di approccio verso le cose e le situazioni. La stessa cosa, guardata da una ottica piuttosto che da un’altra, cambia sicuramente aspetto.

Non credo nel bianco e nel nero, nel buono e nel meno buono. Vedo invece tante sfumature che hanno un peso rilevante, permettendoci di vivere, dare, ricevere il meglio nella vita.

Ho imparato che l’accettazione di sé è prioritaria, poi, un passo dopo l’altro, possiamo riuscire a capire ed apprezzare ciò che la vita ci dona.

E’ un cammino lungo, a volte faticoso, spesso scosceso ma,

quando si arriva alla meta, ne sarà valsa sempre la pena.

(E si arriva sempre, se solo si vuole).

Credimi! parlo per esperienza diretta.

-Gin

Photo Credit: Oa Sport / Quotidiano.net / Io Donna

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9 Responses

  1. rosanna says:

    sono pienamente d’accordo con le tue riflessioni. In certi casi la disabilità è dentro di noi ed è difficile anche curarla. Le disabilità fisiche, almeno in alcuni casi, come quelli da te citati si superano con impegno e buona
    volontà. Mai arrendersi è il mio motto ma anche il tuo che accetti la tua limitazione con serenità. Brava!!!!!

    • Gin says:

      Vedo che noi due siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Di sicuro non è una cosa facile andare contro corrente.
      E’ più facile abbandonarsi ma alla lunga si paga. Quindi la parola “Reagire” diventa una parola d’ordine. E
      allora …reagiamo!
      Ciao

    • Gin says:

      Ciao! rieccomi. Sai volevo ancora dire che, a parer mio, la disabilità più difficile rimane quella mentale perché non riesci più a VOLERE, fattore indispensabile per superare i problemi.
      Ciao di nuovo.

  2. Cristina says:

    Ciao amica blogger! E’ sempre un piacere leggerti, una bella carica di energia!
    E su questo tema di sport e disabilita’ ricordo sempre la prima partita di basket in carrozzina che avevo visto da ragazza: ero rimasta affascinata dalla velocita’, dalla potenza e dall’entusiasmo di tutti i giocatori! altro che carrozzina, quelli erano atleti veri !! Ti mando un grosso abbraccio da Parma. E non stancarti mai di scrivere, che’ e’ davvero bello seguire -anche da lontano – i tuoi pensieri..! Ciao, kiki

    • Gin says:

      Che bello leggerti! apprezzo molto che ti ricordi di me nonostante la distanza e il tuo da fare: lavoro, famiglia etc. etc.
      Anche io tempo fa ho seguito una partita di basket con atlete disabili in carrozzina. Ce ne era una veramente superveloce, tosta! Che grinta!
      Io mi limito a guardare le partite in TV. Tu?
      Prossima capatina da queste parti? Ciao. Un abbraccio affettuoso

  3. Anonymous says:

    Condivido le analisi fatte. Ne individuo un’altra, legata alla disabilità fisica senile ( non grave) . Molte volte non permette attività fisiche ( camminare con continuità), ma non per questo bisogna
    mettersi da parte e considerarsi un peso. Occorre partecipare più attivamente alla vita relazionale e, possibilmente, cercare di essere di esempio e di stimolo per i giovani.
    Aspetto il prossimo interessante blog.
    ciao.
    gianni

    • Gin says:

      Grazie per la tua fiducia. Farò del mio meglio per mettere nero su bianco il risultato delle mie riflessioni. Tu..aspettami.
      Non ho raggiunto l’età senile, ma penso tu abbia ragione. Mettersi da parte, mai. Ognuno ha il suo ruolo in questa società e magari, a volte, si fa più fatica che prima. Ma finchè si può…

  4. Gabriella Bertino says:

    Cara Gin è bello leggerti e sentirti raccontare le sfide legate alla tua storia e alla tua vita..
    Sono felice di aver percorso alcuni passi con te e insieme a te.
    Quando leggo il tuo blog dentro di me emerge una voce molto forte e decisa: dai Gin che puoi farcela, dai Gin avanti tutta con il tuo sorriro la tua determinazione, la tua fede e fiducia.
    con grande affetto e stima Gabriella

    • Gin says:

      Ciao Gabriella!
      Bellissimo leggerti e rivivere mentalmente tempi andati nei quali mi hai aiutato parecchio. Te l’ho già detto, ma lo ripeto volentieri: Ti devo molto.
      Ciao. Un abbraccio

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